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Questa rubrica nasce con lo scopo (senti un po' che tenore elevato che sto dando a sto discorsetto...mah!) di farci capire il significato e, perché no? riuscire a capire la storia delle parole che oggi noi usiamo indifferentemente senza preoccuparci come sono arrivate noi e soprattutto il loro significato mutato via via nel corso di questo viaggio =) Perché le parole sono importanti e importante è l'uso che ne facciamo.

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Dignità

L'essere dignitosi sicuramente significa essere portatori di decoro e decenza. Analizziamo più in profondità le tre parole: degno, decoro, decenza queste tre parole derivano tutte dal latino rispettivamente dignus, decus, decentem (< decere "essere conveniente"). Approfondiamo ancora una volta, queste parole latine condividono una radice comune cioè DEC- che porta con se il senso di "onorare, rendere omaggio", significato che ritroviamo in altre lingue che condividono la medesima radice; vediamo il greco antico δοξα (doxa) significa "fama" quasi a voler dire che la fama è "il motivo per cui si rende omaggio o si onora qualcuno o qualcosa", oppure δοκεω (dokeo) significa "credo buono" ed in seguito "reputo" ma ampliamo quasi a significare che il reputare "è quell'azione di ritenere qualcuno o qualcosa degno di essere onorato oppure omaggiato".
Quando allora viene lesa la nostra dignità, viene leso il nostro decoro e la nostra decenza ma anche la nostra capacità di pensiero e di ritenere qualcosa o qualcuno buono o malevolo per noi stessi e la nostra dignità appunto.
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Bello, bene e buono


Anzitutto la parola italiana bello, come al solito, deriva dal latino: in particolare deriva dal diminutivo BENULUS > BENLUS > BELLUS e quindi si arriva a bello. Chiarito questo punto essenziale, la domanda adesso sorge spontanea “cos'è bello?”
Per rispondere bisogna fare un piccolissimo riepilogo storico-linguistico: in greco, tutt'oggi, si usa la parola ομορφιά (omorfià) per dire bellezza, per chi mastica un po' di greco, salta immediatamente all'occhio una connessione con un'altra parola greca μορφή (morfì) che significa forma, dunque i greci si rifanno ad una bellezza tutta legata alla formalità, del corpo e della cosa; è carino a questo proposito ricordare come una scelta linguistica simile sia stata fatta nel passaggio dal latino allo spagnolo e al rumeno, lingue in cui bello si dice sp. hermoso e rum. frumos entrambe derivano dal latino FORMOSUS (it. formoso, dalle prosperose e belle forme). Passando invece all'italiano l'idea di bello si ricollega, etimologicamente, all'idea di bene e buono condividendone la stessa radice *ben-/*bon-, quindi slegata dalla forma e dalla formalità. Quindi, partendo da una mera analisi linguistica, è intuibile quanto la nozione di bello, bene e buono siano fortemente soggettive e idealistiche e/o ideali.
Per gli antichi la nozione di bello, come lo intendiamo oggi, era superflua poiché distinguevano tra bello visibile cioè la simmetria (ordine e proporzione delle parti di un tutto) e bello udibile cioè l'armonia (giusto collegamento, giusta proporzione e disposizione).
In età classica i greci dettarono norme e canoni di bellezza ma ciò che è più importante è sicuramente, come dice un vecchio proverbio, che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.