giovedì 1 novembre 2012

Don't be choosy! (Non siate schizzinosi!)


Il ministro Fornero, sfornandone una delle sue, ha invitato i giovani italiani a non essere choosy ma al contrario entrare subito nel mondo del lavoro e guardare da dentro le varie possibilità; è pur vero che ha continuato aggiungendo che oggi non è più semplice come un tempo ma non basta!
Ovviamente l'orda di commentatori web si è gettata sulla dichiarazione come farebbero cento cani su un unico osso, ragionevolmente direi: “parla lei che ha riservato il posto migliore per la figlia!”, oppure “noi genitori abbiamo fatto sacrifici reali per i nostri figli e voi?”, per passare ad un più semplice e sobrio “io sono dalla parte dei giovani!”.

Tra le varie reazioni quella che ha toccato maggiormente le corde del cuore è l'atto di denuncia di Claudio Zarcone, padre di Norman; sicuramente tutti ricorderemo la triste vicenda di Norman, un ragazzo di 27 anni, laureato in Filosofia presso l'ateneo palermitano che un giorno, il 13 settembre 2010, ha deciso di togliersi la vita gettandosi dal settimo piano dell'edificio di lettere e filosofia dell'università di Palermo, lasciando questo messaggio al padre “la libertà di pensare è anche la libertà di morire. Mi attende una nuova scoperta anche se non potrò commentarla”. Norman aveva iniziato una promettente carriere universitaria e sin dall'inizio si era scontrato con i farraginosi meccanismi universitari, per guadagnare qualche soldo faceva il bagnino guadagnando 25€ al giorno e ogni tipo di lavoretto pur di arrotondare, decide così di farla finita levandosi la vita lasciando quello straziante messaggio al padre. 




“Mio figlio viene ucciso ripetutamente” queste le parole di commento di Claudio Zarcone alla dichiarazione del Ministro del lavoro, così ha presentato un esposto alla procura di Palermo contro Elsa Fornero:

"non è più concepibile - dice Zarcone - che esponenti del governo continuino ad usare tale terminologia riferendosi ai nostri giovani, poiché viene offeso il percorso individuale, umano e professionale di un'intera generazione di talenti che non godono di particolari garanzie o di un nome altisonante". "In questo modo - conclude - mio figlio viene ucciso ripetutamente. Tutta la sua generazione (e non solo) viene delegittimata, frustrata e mortificata".

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